venerdì 28 ottobre 2016

IO STO CON MARTA! QUANDO TUTTO EBBE INIZIO...















Come ho spiegato nel post di presentazione, questo blog vuole essere un luogo dove raccontare la Speranza in tutte le sue forme, ma anche un punto di raccolta di tutto quello che mi riguarda è che è stato scritto su di me e da me.

Perciò mi sembrava giusto ripubblicare qui la prima intervista su "Io sto con Marta!" per la rivista online ZeroAssoluto, quando ancora ero un autore Self Publisher e di Mondadori nemmeno si parlava (per chi fosse interessato al self publishing, clicchi qui) .

Se di Speranza dobbiamo parlare infatti, "Io sto con Marta!" ha rappresentato per me uno dei segni più grandi del fatto che quando cerchi la tua strada, la strada si apre, anche laddove tutti ti dicono il contrario. Uno dei più grandi miracoli di cui sia stato testimone.

Rifiutato da Mondadori perché a metà fra due generi, per quattro anni Marta è passata di mano in mano per almeno otto diverse case editrici, quattro agenti e miriadi di editor, prima che, pubblicato online, scalasse la classifica di Amazon e la prima casa editrice italiana tornasse a chiederne i diritti (solo gli stupidi non cambiano mai idea, no?).

Devo ciò che sono oggi a questo romanzo. Senza Marta e il suo piccolo successo, nulla sarebbe stato possibile di quello che è accaduto dopo. E senza le persone che hanno sostenuto me negli anni, nulla sarebbe stato possibile del successo di Marta.

Oggi questa rivista online non esiste più, ma la persona che si offrì di farmi pubblicità allora sì, eccome. Si chiama Simonetta Lorusso, ed era una mia collega di Master che ai tempi non vedevo da tre anni.

Questo post lo dedico a lei e a tutte le Simonette del mondo, che mentre lottano per conquistare il proprio posto al sole, non si dimenticano di quelli che stanno lottando accanto a loro.

Come Marta.




“Mi chiamo Marta Barbieri, sono siciliana e ho un talento naturale per incasinarmi la vita”. Se potesse dire la verità, sarebbe così che Marta, quasi-trentenne disoccupata di Palermo, si presenterebbe al colloquio con l’editore milanese da cui si aspetta di essere assunta. Ma dopo aver scoperto che la sua “grande occasione” è in realtà una bufala di dimensioni ciclopiche, Marta per non deludere i suoi, decide di non dire niente e di cercarsi un lavoro qualsiasi, in attesa di una nuova grande occasione. Da correttrice di bozze, a cameriera in un pub gay, a gelataia schiava del cono perfetto, Marta si ritrova, dopo sei mesi di bugie, a precipitare in una serie di eventi catastrofici quanto esilaranti, da cui sembrerà impossibile tirarsi fuori. A meno di non chiedere aiuto a un certo Santo… Io sto con Marta! è una comune storia speciale: quella di uomini e donne che si ostinano a lottare per il loro posto nel mondo. Marta li cerca, li trova e lotta con loro. Non smette di credere. E vince.

Giorgio Ponte è nato a Palermo nel 1984. Si è trasferito nel 2009 a Milano per realizzare il suo sogno di diventare scrittore. Io sto con Marta! è il suo primo lavoro. Abbiamo incontrato Giorgio e gli abbiamo rivolto alcune domande.

CHI E' GIORGIO PONTE?
Una specie di folle che ha attraversato l’Italia, dal profondo sud al profondo nord, alla ricerca della sua strada. E alla fine l’ha trovata.

QUAL ERA?
Come spesso capita, la prima che avevo desiderato: raccontare storie. Ho avuto bisogno di lasciare questa strada per sette anni, per capire che la mia occasione di felicità era sempre stata lì.

DA DOVE NASCE L'IDEA DI "IO STO CON MARTA!"?
Ho scritto Io sto con Marta! per due ragioni. Una era raccontare quello che avevo vissuto in quel primo anno a Milano. Ho provato sulla mia pelle come certe aziende campino sullo sfruttamento sistematico dei dipendenti, mentre fuori alimentano un’immagine pubblica da “Paradiso del lavoro”. Quando a Luglio mi ero licenziato dalla gelateria in cui lavoravo, giurai vendetta! Gran parte delle vicende che capitano a Marta sono accadute a me. La cosa divertente è che spesso sono le scene più assurde quelle in cui non ho dovuto aggiungere nulla. Il colloquio con l’editore, per esempio è una di queste.

E LA SECONDA RAGIONE?
Raccontare Milano. Quando sono arrivato qui ero un ragazzo del sud come molti, pieno di pregiudizi nei confronti di una città che da noi in Sicilia viene dipinta come grigia, triste e fredda. L’antitesi di tutta la nostra ‘sicilianità’. Ma la verità è che Milano è una signora che mostra la sua bellezza solo a chi ha la pazienza di scoprirla. E alla fine ti conquista perdutamente.

QUANTO C'E' DI TE IN MARTA?
Tutto. A parte il fatto che è una donna, naturalmente. Marta sono io, e io sono Marta. Scrivere come donna mi ha aiutato a staccarmi dalle mie esperienze, guardarle dal di fuori, metterle a servizio della storia. La cosa che più mi lusinga è il fatto che le donne che hanno letto il libro, il più delle volte non credano che sia stato scritto da un uomo. Merito delle molte donne della mia vita, immagino. Eppure in lei qualcosa di mascolino dev’essere rimasto, perché anche gli uomini la capiscono. Marta ama come una donna e lotta come un uomo.

QUAL E' IL MESSAGGIO PIU' IMPORTANTE CHE SI CELA DIETRO QUESTA DIVERTENTE STORIA?
Mai arrendersi. Solo chi ha la perseveranza, l’arroganza di credere che la vita può essere meravigliosa al di là di tutto quello che ci viene raccontato, ce la può fare. Meglio: può persino riderne. Ho voluto fare questo con Marta, ridere della situazione del lavoro, ma senza amarezza. Il concetto è: il mondo del lavoro fa schifo? Okay, cosa si può fare per sopravvivere?

QUAL è IL TUO NARRATORE PREFERITO?
Tanti e tutti diversi. Se restiamo sul genere commedia la Kinsella e la Bertola non le batte nessuno.

TANTE PERSONE TI HANNO SOSTENUTO IN QUESTO PERCORSO. LO SCRITTORE PAOLO DI PAOLO E' UNA DI QUESTE
Questa è una delle meraviglie della mia vita e uno dei miracoli che vengono fuori anche dalla storia di Marta: se si cerca il bene, troverai sempre qualcuno desideroso di sostenerti. I ringraziamenti nel libro sono infiniti, perché infinite sono le persone che mi hanno aiutato. Paolo è stato il primo serio professionista a credere nella mia scrittura, uno di quelli che oggi posso chiamare amico. Ma non l’unico. Mattia Signorini, Marco Missiroli e altri: persone oneste ed entusiaste che nonostante i successi non hanno dimenticato le difficoltà che incontra un autore esordiente.

SEI ANCHE INSEGNANTE. CHE RAPPORTO C'E' TRA INSEGNAMENTO E' SCRITTURA?
Enorme. Insegnare è come raccontare delle storie. Devi trovare il linguaggio giusto, l’ordine adeguato delle cose da dire. Se sbagli il momento, se sbagli la successione dei concetti o il modo in cui li esponi, rischi di perdere un pezzo. Qualsiasi sia la tua materia, per affascinare i ragazzi devi essere capace di raccontarla bene.

IL TUO DESIDERIO PIU' GRANDE?
Vedere Io sto con Marta! in una libreria vera. Toccarlo, tenerlo in mano, sfogliarne le pagine. Sapere che la mia storia, e il suo messaggio di speranza vanno dove io non potrò mai raggiungerli. E avere il tempo di raccontare tutte le altre storie che stanno aspettando nella mia mente.

SALUTA I LETTORI DI ZEROASSOLUTO
Grazie per il vostro tempo. Spero che leggiate Marta e che la sua storia vi conquisti come ha conquistato me. Che la vostra vita sia sempre la storia più bella che avrete da raccontare!

giovedì 27 ottobre 2016

LIBERI DI AMARE: NASCE LA SEZIONE INCONTRI



Da oggi Liberi di Amare ha la sezione "Eventi e Incontri".

Una finestra che sarà sempre aggiornata nella quale postare di volta in volta gli incontri già in programma siano essi editoriali, politici o religiosi.

A questo proposito vi aspettiamo questo SABATO 29 OTTOBRE insieme a Costanza Miriano AD ASSISI per parlare di "Famiglia, Fede e Omosessualità".

PASSATE PAROLA!

martedì 25 ottobre 2016

LIBERI DI AMARE: UN BLOG PER RACCONTARE LA SPERANZA



Da quando mi sono esposto col primo articolo su “Tempi” come omosessuale cattolico fra le Sentinelle in Piedi (chi mi conosce sa quanto non ami questa etichetta, come nessuna etichetta in generale, ma per capirci…), quasi istantaneamente ho smesso di parlare in pubblico di temi a me molto cari, come il lavoro, il precariato e la ricerca del proprio posto nel mondo in questo tempo di crisi. Temi che avevo affrontato col mio romanzo “Io sto con Marta!” e che fino a quel momento erano stati parte integrante della missione che sentivo mi era stata affidata: aiutare le persone a credere nella speranza in un tempo in cui essa viene quotidianamente coperta o ignorata.

All’inizio, contrariamente a quanto alcuni hanno creduto, la cosa un po’ mi ha addolorato. Il miracolo editoriale di Marta, da prodotto del selfpublishing a libro Mondadori, era significato molto per me e per tanti. Amavo girare nelle scuole per incitare i ragazzi a credere nei loro sogni, a cercare il progetto iscritto nella loro vita, a non accontentarsi di soluzioni facili. E invece a un tratto, l’unica cosa di cui sembrava si potesse parlare era l’omosessualità: da dove viene, che senso ha, come la si può vivere da cristiano.

Poi ho capito che le due esperienze, come scrittore e come “testimone”, non erano in contrapposizione. Infatti, la ragione che mi aveva spinto a scrivere Marta era la stessa che mi spingeva a raccontare la mia storia personale: aiutare le persone a credere in quella Speranza che aveva dato senso alla mia vita. Qualcosa che non può essere simulato: la gioia di una vita che valga la pena, pur con tutte le sue fatiche, brutture e meschinità.

So che qualcuno la considererà una visione limitata, ma sono sempre stato convinto che uno scrittore, soprattutto se si dice Cristiano, abbia la responsabilità di raccontare questa Speranza nelle diverse forme in cui egli stesso l’ha sperimentata, perché altri la possano vivere attraverso le sue parole, e cercarla nelle pieghe della loro esistenza, lì dove si nasconde. Essa può quindi essere raccontata in molti modi, anche quando scrittori non lo si è affatto.

La racconti da uomo, quando provi ad asciugare le lacrime dei fratelli che piangono le tue stesse ferite, mostrando loro quanta vita quelle ferite hanno generato in te; o da insegnante, quando inciti una classe di ragazzini a riconoscere la meraviglia che portano dentro e di cui ancora non sono consapevoli; la racconti mentre vendi borse, alle tue colleghe sfruttate cui qualcuno vuole negare di essere vive; la racconti persino mentre riempi coni gelato insieme a ragazzi cui nessuno ricorda che sono degni di una vita al di là del bancone dietro al quale lavorano.

La tua vita stessa può diventare la storia che meglio racconta la Speranza: gesti, parole… tutto. Per la Speranza infatti non ci sono luoghi inadeguati ad accoglierla o uditori troppo piccoli per ascoltarla. Il gruppetto giovani di una parrocchia sarà adatto quanto la piazza di una manifestazione nazionale; un cinema pieno di persone, quanto una serata di confidenze con un singolo amico. Si adatta a tutto, si trova ovunque, ed è riconoscibile da ogni uomo che abbia l’onestà di cercarla.

Persino quando ti perdi, al fondo della tua miseria, quando vendi te stesso per un abbraccio o una carezza o semplicemente per un attimo di piacere; quando tutto finisce, e torni in te, consapevole di avere smarrito ancora una volta la strada, e al tempo stesso di non essere stati smarriti da Chi è la Strada, persino allora capita che Dio ti dia un’occasione per raccontarla, la Speranza. La stessa che avevi dimenticato fino a un attimo prima, e che ora ti porta ad accorgerti della persona che hai accanto, smarrita come te, e che per qualche ora avevi smesso di guardare come tale.

Per tutto questo, nasce Liberi di Amare.

Negli ultimi tre anni, dalla prima uscita online di “Io sto con Marta!”, molte cose sono state pubblicate su di me, molte delle quali, scritte di mio pugno. Sulla mia esperienza come persona di fede con tendenze omosessuali, ma non solo. Da qui l’esigenza di uno spazio unico, che metta insieme tutto, e al tempo stesso che diventi un luogo virtuale dal quale poter raccontare la Speranza di questa Vita nelle sue diverse forme; in ogni modo in cui è possibile raccontarlo, con ogni testimone che vorrà rendersi disponibile a farlo.

Liberi di Amare è un titolo che vuole essere un augurio e un programma, per chi legge, come per chi vi sta scrivendo. Ciò che voglio raccontare attraverso questa pagina, così come attraverso i libri, gli articoli, e ogni singolo giorno della mia esistenza: il sogno di Dio per ciascuno di noi di poter vivere il dono di un amore che libera e che aiuta altri ad essere liberi. Un amore che sia autentico: quello che “dà la vita per i propri amici”. Senza scoraggiarsi per il fatto di non esserne mai pienamente all’altezza. Perché un dono, quando è vero, è gratis. Non bisogna esserne all’altezza. Solo occuparsi di viverlo appieno.

A chi ci crede e a chi ancora no, non smettete di cercare la Speranza nella vostra vita.

Voi siete meravigliosi.