Le ferite dell’anima: abbiamo
passato una vita a cercarle, stanarle, odiarle. Quando non siamo vissuti nella
totale inconsapevolezza della loro esistenza. Allora permettevano che esse
condizionassero la nostra vita portandoci a meccanismi automatici di cui
eravamo all’oscuro.
Poi una volta compreso il loro
potere devastante, siamo diventati delle furie, per quel male innocente di cui
eravamo stati vittime e di cui non avevamo colpa. E in questo modo continuavamo
a dare potere a quel male che le aveva generate.
Lo abbiamo odiato quel male: il
Nemico. Abbiamo odiato chi ha segnato la nostra anima, tracciando in noi un
solco indelebile quando eravamo deboli, indifesi, talora troppo piccoli persino
per ricordare. E quando ci siamo resi conto di quanto le ferite ci
condizionassero, l’ansia di non riuscire più a ricordarle tutte ci ha
terrorizzato. Abbiamo temuto che per questo esse avrebbero continuato a
renderci schiavi. Senza possibilità di salvezza.
Ma non avevamo considerato
qualcosa. E nemmeno lui, il Nemico.
Il Male infatti è astuto, ma non
è sapiente. Chi è astuto guarda al momento, al qui e ora, ad arraffare ciò che
può senza preoccuparsi delle conseguenze, né vedere in prospettiva. Ma chi è
Sapiente sa vedere oltre, lontano.
E sa attendere.
Il Sapiente sa che là dove c’è
un solco profondo, un domani qualcosa di buono può essere seminato.
E così, mentre un Oscuro Signore,
all’alba della nostra vita, ci colpiva nel sonno dell’esistenza, ancora
incoscienti, di modo che, quando ci fossimo svegliati, credessimo di essere
sempre stati segnati così, un Signore molto più grande e potente lo seguiva a
distanza e in ognuno di quei solchi tracciati nella nostra anima, seminava la
sua Grazia, piangendo per il male che ci era stato fatto e riversando il suo amore.
Senza saperlo, mentre il Nemico cercava
di violarci, in realtà stava facendo posto dentro di noi.
Quel Signore, il
Sapiente, il Signore del Campo, sapeva che a tempo debito da ognuna di quelle
ferite quel seme di amore sarebbe germogliato. E quel germoglio avrebbe
affondato le radici in modo molto più saldo, quanto più la ferita in cui era
nato fosse stata profonda.
Come infatti il terreno ha
bisogno di essere dissodato prima di essere seminato, per portare frutto e perché
quel frutto rimanga, così la nostra anima ha bisogno di fare spazio per
accogliere tutta la potenza dell’amore di Dio.
Se solo ce ne fossimo resi conto
prima! Se solo avessimo capito prima che nel segreto non agiva solo il Male con
i suoi solchi profondi e dolorosi! Nel segreto c’erano molti più semi di Bene
piantati, molti dei quali, come per le ferite, non riusciremo nemmeno a vedere,
eppure porteranno frutto lo stesso.
Noi siamo il campo ferito.
Noi siamo il campo dissodato. Con
dolore, con fatica certo. Forse con rabbia.
Eppure porteremo frutto lo
stesso. Perché il proprietario di quel campo non è l’Oscuro Signore, ma
qualcuno che il campo della nostra anima lo ama più di sé stesso.
Egli ha seminato la sua Luce nel
profondo delle nostre Tenebre. Lo ha già fatto. Molto tempo fa. Perché nulla
andasse perduto. Nemmeno quel dolore che lui non voleva per noi, ma che
qualcuno ci ha inferto a tradimento.
Allora non sarà più importante
ricordare o scovare ogni ferita. L’importante sarà innaffiare tutto il campo, prendersi
cura di tutto ciò che siamo. Perché tutto germogli, anche dove non siamo in
grado di vedere o di ricordare. Nella fiducia che in tutto ciò che siamo, Dio
ha nascosto il suo seme di Vita.
A noi sta innaffiare il terreno con fiducia. Tutto.
Anche dove ci sembra che non valga la pena.
A chi crede e a chi ancora no,
non smettete di cercare la Speranza.
Voi siete meravigliosi.
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