Dopo alcuni mesi di fuoco durante
i quali diverse vicende personali mi hanno portato un po’ fuori dalla rete, per
occuparmi della vita (che come sempre viene a bussare alla porta quando e come
decide lei) torno a scrivere sul mio blog a un giorno dalla partenza con i
“miei” ragazzi che accompagno in vacanza studio per la terza volta (peraltro in
uno dei luoghi meno sicuri al mondo, parrebbe dagli ultimi eventi: Londra.
Pregate per noi).
Normalmente ho bisogno dai tre
giorni a una settimana per scrivere un post che sia degno della lingua italiana
e che abbia in sé un senso logico (oltre che una piacevolezza nella lettura, da
non trascurare quando vuoi che la gente legga quello che scrivi). Oggi però
questioni urgenti si sono fatte presenti e, per quanto i miei tentativi di
disintossicazione da televisione e telegiornali stiano andando globalmente
bene, anche io ogni tanto vengo raggiunto dagli eventi che più toccano l’umanità.
Perciò vi chiedo scusa se mi sono ridotto solo ora, a giochi praticamente
fatti, a dire qualcosa su alcune faccende pubbliche che hanno risvegliato
l’attenzione di molti. Vi chiedo scusa se ne parlo di fretta. Vi chiedo scusa
anche perché probabilmente quello che ho da dire non ha nulla di rilevante da
aggiungere a quanto già è stato detto.
E tuttavia qualcosa devo dire. Devo
parlare.
Non per dare sfogo alla rabbia,
non per dare aria alla bocca, come tanti nell’era dei social tendono a fare,
considerando se stessi il centro del mondo.
Devo parlare perché è giusto.
Perché mi è chiesto. Da uomo, da cittadino, da padre, e da cristiano.
Soprattutto da cristiano.
“Parla e non tacere” diceva Gesù
in una visione a San Paolo. Lo stesso San Paolo che diceva “testimoniate in maniera
opportuna e inopportuna”. Quasi a ricordarci che quando si tratta di
testimoniare, ciò che conta davvero non è come lo si fa. Ma che lo si faccia.
Sempre. Ogni volta che ci è
chiesto.
Ora, io non sono di certo San
Paolo, ma credo che quell’invito rivolto a lui, in fondo sia l’invito che viene
rivolto a ciascuno di noi, credente o meno, in questi tempi in cui la libertà
di parola non è più un diritto riconosciuto, in oriente quanto in occidente.
Eh sì, anche nel nostro occidente. Perché se in oriente si
viene uccisi, qui da noi, nella “civiltà del progresso” si finisce sotto
processo (quando non si viene uccisi anche qui deliberatamente, come in maniera
orribile sta dimostrando la storia del piccolo Charlie).
Ed è quello che sta accadendo al
mio amico Giancarlo Ricci, per il quale oggi torno a scrivere.
Psicanalista milanese con più di
quarant’anni di esperienza alle spalle, giudice onorario del tribunale dei
minori, che, chiamato a presentare il suo libro durante la trasmissione “Dalla
vostra Parte” con Paolo del Debbio, ha osato dire che per il bambino “la
funzione di padre e madre è essenziale e costitutiva del percorso di crescita”.
È bastato questo per far scattare
l’aggressione verbale in loco, con l’accusa di “omofobo” e “fautore dell’odio”
(benvenuto nel club, Giancarlo!) e il successivo procedimento disciplinare
dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, di cui aspettiamo il verdetto nei
prossimi giorni.
Bene, come ho già fatto in
passato per Luca Di Tolve e i servizi scandalistici delle Iene (che un giorno
cercano di screditare Luca, e il giorno dopo dimostrano che le cose che Luca ha
sempre raccontato sono vere, denunciando i finanziamenti dell’Unar alle Saune
dell’Andoss) ho deciso di dire la mia in questa faccenda di cui mi ritengo, e
lo dico ufficialmente, “persona interessata dei fatti”.
Non si tratta infatti solo di
riconoscere l’evidenza: e cioè che se un essere umano, da che esiste il mondo, ha
bisogno di un uomo e di una donna per nascere, forse è perché nella migliore
delle condizioni possibili ha bisogno di un uomo e di una donna anche per crescere (quando una donna con
patrimonio genetico XX sarà in grado di generare spermatozoi ne riparliamo).
Oltre questo c’è anche un elemento
personale della mia storia che mi fa sentire la responsabilità di parlare in
difesa di Ricci, che non a caso definisco amico:
io sono stato suo paziente. Quindi, come per i seminari di Luca Di Tolve, quello
che io testimonio oggi non è un’opinione costruita su un ragionamento, ma la
mia esperienza diretta.
Sono pronto a testimoniare
davanti a qualsiasi giuria il bene che quest’uomo mi ha fatto, la grande
dolcezza e accoglienza che ha avuto, oltre al rispetto profondo della mia
persona, anche nel momento in cui ho scelto per ragioni personali di
interrompere la terapia.
Già perché se vogliamo parlare di
diritti, allora fra questi anche i miei sono stati lesi. In un’epoca in cui
ogni desiderio è diritto, io rivendico il mio desiderio e quindi diritto ad andare, se voglio, da uno
psicoterapeuta che conosce anche le teorie di Nicolosi e la sua teoria
riparativa e cercare di farmi aiutare da lui.
E tanto per dire, io Nicolosi se
potessi lo farei leggere ad ogni persona con attrazione omosessuale sulla faccia
della terra, non perché “diventi” eterosessuale, ma per aiutarla a capire le
passioni che la animano a volte in modo incontrollato e che alla lunga portano
a un sofferenza immane, che lo si ammetta o meno.
E tuttavia, oggi non scrivo per
convincervi della bontà della Riparativa, che io sostengo pur avendo ancora
attrazione omosessuale, né per convincervi della bontà di questa persona,
Giancarlo Ricci.
Infatti sono certo che molti che
vedono anche me come un “fautore dell’odio” sarebbero pronti a trarre conclusioni
in merito, che non facciano che dimostrare la loro teoria.
Mi pare già di sentirli: “se i
frutti di Ricci sono i Giorgio Ponte di turno, tutto torna. E lui non è nemmeno
cambiato”.
No, io sono qui a difendere la
libertà di espressione e la professionalità di un uomo che in tanti anni di
esperienza ha aiutato centinaia di persone.
Voglio che in uno stato
democratico chiunque dica che un padre e una madre sono necessari per lo
sviluppo di un bambino come lo sono per il suo concepimento, abbia la libertà
di dirlo, almeno tanto quanto lo hanno gli studiosi della parte “avversa” che
dicono il contrario. Dal momento che tutta la psicologia evolutiva dalle sue
origini ha sempre dimostrato e sostenuto questo, per ben più decenni di quanto
non abbiano fatto le moderne teorie del Gender.
Rivendico per ogni teoria che
abbia studi a supporto almeno la pari dignità nel dibattito scientifico. Soprattutto
per una scienza che per definizione NON è esatta come la psicologia, e che per sua
natura si rifà a teorie e approcci differenti e in continua evoluzione.
O dovremo iniziare a dire che
anche i diversi approcci terapeutici per curare questo o quel disturbo sono
giusti o sbagliati? Che la Psicanalisi è migliore della Cognitivo-comportamentale;
o che la Gestalt lo è rispetto all’Analisi Transazionale?
Che dibattito scientifico è
quello che mette a tacere la pluralità di voci, scegliendo una lettura e
difendendola ad ogni costo, denigrando chi la pensa diversamente come il
peggiore squadrone di ultrà allo stadio, per pura “fede” sportiva?
Qualcuno dirà che il mio discorso
lo faccio solo per motivi di fede, e che per la mia fede non sono attendibile.
Ma anche questo è un pregiudizio al contrario.
Amici anticattolici che additate
noi cristiani come quelli che non ragionano con la loro testa in nome di un Dio
che non esiste: attenzione a sostituire il nostro Dio che non esiste, con un
altro Dio-ideologia dai modi molto più coercitivi del nostro. Finora non mi
pare che nessuna gendarmeria vaticana abbia messo sotto processo qualcuno che
fa affermazioni contrarie alla dottrina della Chiesa.
Anzi, persino i più eretici tra
sacerdoti e vescovi oggi parlano disconoscendo pubblicamente il vangelo senza
che nessuno fiati. Dalla benedizione delle coppie unite civilmente; alla
negazione dell’esistenza del demonio; alla riduzione di Cristo al “primo
comunista della storia”; alla visione dell’omosessualità come natura
alternativa a quella maschile o femminile: nella Chiesa tutti parlano a
sproposito e nessuno interviene. Un sistema che non è di per sé democratico,
mostra una democrazia cento volte superiore a quella dei nostri stati
occidentali dove riconoscere l’evidenza della natura nel suo binomio
maschile-femminile è diventato un crimine.
Bene, io oggi sono qui a schierarmi
in prima fila per dire che Giancarlo Ricci merita di essere difeso da ciascuno
dei suoi pazienti e colleghi, che vivendo nell’ombra e nella paura di finire
vittime come lui, restano in silenzio, senza capire che se si sollevassero
tutti insieme, scoprirebbero di essere un esercito di migliaia di persone che
nessun governo e nessuna ideologia potrebbe zittire. Di più, se oggi la gente
comune ragionasse al di fuori del politicamente
corretto, capirebbe che ogni cittadino libero che si ritenga tale e voglia
restarlo in questa nazione, come in questo nostro mondo, dovrebbe farsi carico
di difendere uno come Ricci.
Parlo e non taccio, perché oggi
questo è chiesto a me come a tutti noi. Anche a te, che leggi e pensi di non
potere fare la differenza.
Certo, non la parola di tutti ha
lo stesso peso sull’intera società. Basti pensare al tristemente famoso
Charlie.
Dio sa se non avrei voluto una
parola chiara, in difesa di quella vita innocente che uno Stato libero sta
decidendo di uccidere contro il volere dei suoi genitori, da parte di chi
potrebbe fare la differenza. Piangiamo i bambini morti per gli sbarchi. E
facciamo bene. Ma quando quei bambini li uccidiamo noi qui, “legalmente”, nessuno
ha il coraggio di dire “No!” in modo chiaro, facendo nomi e cognomi e non solo
discorsi generici.
Almeno nessuno la cui voce conti
davvero, dopo che milioni di voci si sono levate inutilmente.
Nemmeno quella di una Regina che
per definizione è chiamata ad essere madre del suo popolo, oltre che
rappresentante per esso di Dio, e che oggi resta in un silenzio che le sporca
le mani di questo sangue innocente. Un capo deve avere il coraggio di prendere
decisioni impopolari per salvaguardare la vita di coloro di cui ha la
responsabilità. Così come un padre deve saperlo fare per i propri figli. Anche
per quelli che piangono o battono i piedi.
O non è capo e non è padre. E
persino le madri ora, sono state uccise.
Da che ho memoria ho sempre
sentito molto forte il peso della responsabilità personale nel denunciare o
meno il male attorno a noi. Ho sempre creduto che se sono spettatore di un male
e resto in silenzio, allora il mio silenzio mi avrebbe reso complice di quel
male.
E quindi io, almeno io, anche se
non sono capo di nulla, parlerò.
E parlerò proprio per dire
questo: che bisogna parlare.
Ciò che sta accadendo ai genitori
di Charlie, ciò che sta accadendo a Giancarlo Ricci e a tanti altri come lui,
ci dice questo: che il tempo della diplomazia è finito. E quello della
dittatura e della persecuzione incombe. Anzi è già cominciato. E voi che
credevate di potere defilarvi, restando tranquilli nelle vostre case, ignorando
il male che dilaga, curandovi solo dei vostri figli e del vostro orto, sarete comunque
raggiunti da questa guerra da cui siete fuggiti, nascondendovi dietro al
pensiero che qualcun altro avrebbe fatto per voi; che voi non siete adatti; che
“ognuno ha la sua chiamata, e questa non è la mia”. Questa guerra mascherata da
dibattito, combattuta a colpi di “legalità”, vi verrà a prendere. Che vi
piaccia o no. Per quanto ancora vorrete restare in silenzio?
Nessuno vuole combattere. Nessuno
vuole il conflitto. Ma nessun uomo che si ritenga tale dovrebbe sottrarsi ad
esso, nel momento in cui al conflitto viene chiamato per difendere ciò in cui
crede e soprattutto coloro che ama.
E ora non usate il povero Gesù
come fantoccio per giustificarvi: “Lui non ha combattuto, una guerra. Lui ha
porto l’altra guancia. Ed è morto”.
Se volete tirare in ballo Gesù
allora siatene all’altezza. O almeno provateci. Gesù era un uomo vero, che come
tale sapeva dire le cose e non si è mai tirato indietro nel dire la Verità. Ed
è in nome di quella Verità, che è morto.
Non era un placido imbecille
masochista che si è fatto ammazzare per il gusto di farlo. Da uomo ha fatto ciò
che gli era chiesto, e ne ha portato il peso delle conseguenze fino in fondo,
morendo. Da Dio, ha trasformato quello che per gli uomini era un fallimento,
nella più grande vittoria della storia dell’umanità.
Ha combattuto. Altroché se ha
combattuto.
Se prendi lui ad esempio, allora
sii pronto a fare come lui.
Muori.
Muori per salvare coloro che ami.
Muori combattendo.
Per Charlie, per Giancarlo Ricci,
per ogni indifeso che grida giustizia davanti a Dio.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.