Mentre sceglievo le foto per dare il mio personale Te Deum a
un altro anno di esistenza che si scioglie, so di poter rispondere: io non ho
perso niente. Perché per tutto ciò che ho perso, ho guadagnato di più, e in
ogni momento ho cercato di vivere tutto, appieno, fin dove mi era permesso e
oltre. E lodo Dio per tutto.
Perché mi fido che tutto ciò che ho perso dovevo perderlo,
perché credo che chi se n’è andato era giusto che se ne
andasse,
perché so che il dolore da vivere era giusto che andasse
vissuto,
e capisco che persino il peccato che ho commesso serviva a
ricordarmi come la vita sia tutto questo: bene e male; pianto e riso; tristezza
e gioia, peccato e redenzione.
Lo era prima del 2020. Lo sarà dopo il 2021.
In questo anno ho avuto l’onore di camminare accanto a
ragazzi giovani dal valore inestimabile, cercando di mostrare loro gli uomini
liberi che saranno un domani, lontano da me, quando diventeranno padri a loro
volta;
ho avuto il dono di trovarmi a condividere Dio con chi avevo
cercato per condividere sesso;
ho vissuto momenti di normalità dove regnava la pazzia;
ho pianto solo quando davvero valeva la pena di farlo e ho avuto
la grazia di poter ridere quando molti altri piangevano;
di tutto ho goduto secondo quanto poteva essere goduto: ho riscoperto
la scrittura, ho ripreso timidamente a credere nel mio sogno, ho lasciato il
lavoro, ho potuto di nuovo avere la grazia di sperimentare la Provvidenza, ho
viaggiato in Italia e fuori quando il mondo intero diceva di restare a casa;
ho visitato un paese fatto di sole, di luce, di vento freddo
e di alberi, di Dio e dei sapori forti che hanno le cose semplici, e ho potuto
farlo con un amico al mio fianco;
ho ritrovato i compagni di strada persi e me ne sono fatti
di nuovi;
ho scoperto che per chi cerca il Vero sempre, non esiste
nazione o cultura che possa dividere;
ho lasciato andare commosso chi mi ha amato fin da prima che
nascessi, grato del coraggio con cui ha vissuto con dignità e Bellezza fino
alla fine;
ho potuto ricordare che la croce è pesante, ma non è la
fine.
Forse tu che leggi non hai potuto godere di queste cose.
Forse la paura ti ha schiacciato, il dolore ti ha sommerso, e l’ansia per ciò
che ancora non è ti impedisce di respirare. Forse leggendo le mie parole provi
rabbia, e forse quella rabbia cela un’invidia che non osi nemmeno ammettere con
te stesso. Per qualcuno apparirò pazzo, per altri irresponsabile, per molti sarò
un bugiardo.
Ma tutto questo non è né un mio merito, né una mia colpa.
Questo lo fa Dio, per tutti. Un giorno alla volta, 365 giorni all’anno. Nel
presente. Sempre. Anche quando non lo senti, anche quando non ci pensi.
Ogni volta che ci riprovi, che torni a guardare Lui, ti
accorgi che Lui era sempre stato lì. Persino quando avevi perso te stesso, Lui
non aveva perso te.
Perché "se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?" (Rm 8,31). E se lui ci
guida lo fa in tempo di pace come in tempo di guerra; se si occupa di noi lo fa
nella gioia come nel dolore; se ci ama lo farà prima della pandemia e anche
dopo.
O è vero, o non è vero. O lo credi, o non lo credi.
E se lo credevi prima, quando stavi nell’illusione che tutto fosse sicuro e prestabilito, tanto più dovrai crederlo oggi che hai scoperto che non c’è nulla di sicuro o certo che non sia la morte. O il Suo amore.
E se non lo hai mai creduto, guarda all’evidenza: si può
ancora vivere, si può sempre gioire. Se c’è chi lo fa, vuol dire che si può.
Non vivendo nel ricordo di quando le cose andavano meglio; non aspettando il
tempo in cui le cose miglioreranno: lo si fa oggi. Qui, ora.
Come si fa a non dire grazie? Come si fa a non vedere come "tutto concorre al bene per coloro che amano Dio?" (Rm 8,28)
Un anno di pandemia in meno. Un anno di vita in più.
Scegli tu cosa vedere in ciò che vivi.
Io ho scelto di dire grazie, ancora una volta.