Mia nonna non ha mai voluto sedersi in vita sua. Mai.
Ad ogni festa, cena, compleanno, ricorrenza dovevi implorarla per farla stare seduta. "Dopo, dopo. Sto bene così". Persino quando ha iniziato a trascorrere più tempo in casa, quando doveva dipendere da qualcuno che la portasse in giro con la macchina per avere una vita sociale (cui non ha mai rinunciato fino a due anni fa), anche allora non osava sedersi, passando le ore a camminare avanti e indietro per il salotto per "non fare atrofizzare i muscoli delle gambe".
"Altrimenti è un attimo", diceva, "e ti ritrovi come quelle vecchie che non riescono a muoversi più".
Aveva ragione, naturalmente. Lei, "vecchia", non lo è stata mai. Per questo molti la invidiavano.
Tutti quelli che non ne restavano incantati, naturalmente. E non era difficile che accadesse.
Avanti e indietro, avanti e indietro... Ha continuato ad andare al mare fino a 94 anni, come a cucinare, a fare cene, a giocare a burraco e a seguire i concerti al Teatro Politeama. Persino a disegnare finché ha potuto. Avanti e indietro, avanti e indietro... nel salotto, come nella vita. E certo, con tutto quel correre era un attimo mettere un piede storto e cadere.
E infatti mia nonna cadeva.
Eh sì: di faccia, di fianco, sui gomiti… è caduta talmente tante di quelle volte negli ultimi dieci anni che ad oggi avrebbero potuto nominarla campionessa mondiale di 'triplo tuffo carpiato sul pavimento'. L'hanno persino investita una volta, proprio davanti la nostra parrocchia: quella chiesa che l'ha vista nascere, battezzarsi, fidanzarsi, diventare madre, nonna, poi bisnonna e che infine martedì le ha dato l'ultimo saluto.
Be' quella chiesa l'ha vista anche cadere molte volte.
Eppure ciò che ha sempre colpito tutti noi non era quante volte cadesse, ma come ogni volta riuscisse a rialzarsi senza un graffio. Ogni volta.
Io per uno
scivolone di tre mesi fa ho dolori ancora adesso.
Ma lei no: non un graffio, né un lamento.
Perché mia nonna era anche una che non piangeva.
"Io potevo fare la regina" diceva. "Perché una regina non piange mai" (su questo aveva una specie di competizione personale con Elisabetta di Inghilterra, della quale era più grande di un anno, ma tant'è... nonna, alla fine quella ha battuto anche te!).
In compenso sapeva ridere. Di gusto, di tutto, sempre.
D'altra parte aveva ragione a pensare di poter competere con una regina. Anche lei infatti era nobile, e non solo perché baronessa, ma perché nobile di una nobiltà che non si insegna e non è data dai titoli.
Lei era una vera signora.
Eppure nel suo matrimonio aveva saputo farsi debole quando serviva, almeno in apparenza, per amore di un uomo che l'ha amata fino all'ultimo istante di vita. Ha dato la vita rinunciando a volte al suo amor proprio, perché i suoi figli potessero avere ciò che lei riteneva più importante di sé stessa: una famiglia unita. E perché imparassero da lei la capacità di non arrendersi mai.
Tutto. Anche la morte. Non importa quanto dolore possa capitarti: non sederti, rialzati, non perdere tempo a piangere ciò che non c'è più. Perché Dio è buono, e il meglio deve ancora venire.
So che tutte queste cose potrebbero far pensare a una persona dura. Per qualcuno poteva a volte apparire superficiale: la sua era una fede semplice e concreta, come tutto ciò che faceva, ma certamente lei non era una donna semplice con cui avere a che fare, come tutti coloro che pretendono molto da sé stessi.
Vai nonna, e goditi il concerto dell’eternità; so che il nonno non aspettava altro che te per ballare ancora questo ultimo walzer.
E forse, dopo, finalmente ti siederai.
Mia nonna poco più che ventenne, con mia madre e mio zio. |
Una delle poche foto insieme. Pasqua 2017. Qui mia nonna aveva 'solo' 92 anni. |