Nel giro di un mese venne su un bell'alberello con sette foglie. Ero molto fiero del mio piccolo melo. Avevo imparato a conoscerlo, scoprendo che troppa
acqua lo affaticava e che in realtà lui stava bene se lo si lasciava in pace a prendere sole e pioggia senza particolari attenzioni.
acqua lo affaticava e che in realtà lui stava bene se lo si lasciava in pace a prendere sole e pioggia senza particolari attenzioni.
Poi è venuta l'estate e sperando di fare bene l'ho lasciato ai vicini.
Fine del melo.
Così a settembre quando mi sono trovato un melo morto, e una piantagione di funghi nello stesso vaso (a testimonianza di quanta luce aveva preso il mio povero alberello) ho deciso di ripetere il miracolo e ho iniziato a disseminare ovunque semi di mela innaffiandoli costantemente.
Nulla. Non c'era più luce, non c'era più caldo. Il miracolo non poteva avvenire.
Sono passati mesi durante i quali ho protetto in casa i basilici nati per caso dai semi di quelli morti prima dell'estate, mentre fuori la neve, il vento e il resto spazzavano i vasi e le erbe spontanee, uniche superstiti insieme alla menta.
L'altra mattina sono uscito sul balcone per guardare la mia menta e... Eccoli lì: i semi di mela erano germogliati. Non uno, non due, ma tre in due vasi diversi. Nemmeno ricordavo più di averli piantati lì.
Ecco, so che è banale la metafora, ma ammetto che nel coltivare le piante, così come nel fare il pane, è stupendo riscoprire con la concretezza dell'esperienza il senso di quelle parole che Gesù usava per spiegare il regno di Dio ai suoi discepoli. A noi.
«Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». (Mc 4, 26-32)
È proprio vero: la nostra vita, così come la missione che Dio ci ha dato, sono così. Ti dai tanto da fare, fatichi, progetti e ti convinci di fare tutto al meglio nell'illusione di essere tu a costringere il seme a germogliare. Di essere tu a generare il miracolo. Ma è solo un'illusione. Se non è il tempo, nulla crescerà.
Il miracolo non lo fai tu. Perché tu non sei Dio.
Tu sei solo un servo. Uno strumento. Puoi solo provare a creare le condizioni migliori: se non semini nulla cresce. Ma se semini, non sarà questo ad autorizzarti a pretendere che cresca qualcosa.
A volte nella nostra vita è così: ho amato così tanto quel figlio eppure lui sta male lo stesso e magari mi odia pure; ho fatto tutti i corsi sull'affettività, e invece sono ancora qui a quarant'anni solo come un cane; ho insegnato tutto quello che sapevo ai miei studenti, eppure nessuno sembra aver imparato niente; ho fatto tutto ciò che ho potuto per quel sogno, quel progetto, quella missione che Dio mi aveva dato, ma non ho ottenuto nulla; ho usato le parole migliori, ho pensato ogni singolo dettaglio per portare Cristo agli altri, e invece nessuno mi ha creduto.
Ho seminato, innaffiato, irrogato, ma nulla germoglia.
E poi quando hai smesso di pensarci, quando ti arrendi all'evidenza del fatto che tu non hai potere sulla vita, ecco che la Vita si manifesta.
E arriva ciò che speravi. E spesso arriva quello che non osavi nemmeno sperare: pianti peperoncino e ti arriva un albero di mele.
La Vita si manifesta: perché essa ti precede e ti oltrepassa. Non dipende da te, anche se ha bisogno anche di te.
Il tuo compito è solo di seminare, e poi rimetterti in contemplazione di ciò che, quando si manifesta, lo fa per grazia, non perché lo decidi tu.
Non sta a noi far germogliare. A noi sta seminare. E avere fiducia. Perché anche se oggi non vedi nulla, persino quando avrai perso le speranze di vedere qualcosa, stai sicuro che Dio sa bene quando è il tempo giusto perché ciò che hai seminato germogli. Nella tua vita, come in quella di coloro che ami.
Una mattina ti alzerai e scoprirai che il miracolo è avvenuto.
Come, nessuno lo sa.
Continua a seminare e poi lascia andare. Perché la gioia non sta solo nel vedere il frutto: la gioia sta nell'aver fatto la nostra parte, sapendo che questo era tutto ciò che ci veniva chiesto.
Perché la primavera prima o poi torna sempre. Che tu ci pensi o no.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.