A Dicembre di due anni fa, per la mia rubrica sui temi del lavoro "Io sto con Giorgio!" pubblicata sulla rivista LincMagazine, mi fu chiesto un pezzo in preparazione alla sempre più prossima Esposizione Universale di Milano.
A quei tempi insegnavo ancora religione in una scuola media estremamente politicizzata e mi capitò di essere vittima di un episodio di discriminazione che si giocò sulla pelle dei ragazzi e mi fornì lo spunto ideale per parlare dei giovani e di ciò che ci aspettiamo da loro.
Qui di seguito l'articolo che ne venne fuori.
***
Dato il tema
della vicina EXPO 2015, l’alimentazione, oggi vorrei parlarvi di quella che ho
personalmente ribattezzato la ‘Generazione Broccoli’: quella massa di persone tirate
su per forza d’inerzia, senza che in loro si sviluppi un sistema nervoso
autonomo che gli permetta di scoprirsi ‘esseri umani’, mettere le gambe, e
uscire dal proprio campo. In una parola, oggi parliamo di Giovani.
Sì, perché si
dà il caso che in una delle circa settanta vite che conduco in contemporanea,
io abbia anche la fortuna di fare parte dell’esteso esercito di insegnanti
precari della scuola statale. Perciò, avendo la possibilità di ‘studiarli’ da
vicino, mi sono chiesto cosa ci sia di vero dietro lo stereotipo che vuole i
giovani senza aspirazioni, né sogni, né forza d’animo.
È tutto vero?
Forse. A volte.
Ammettiamo che
sia vero per molti, la domanda da porsi sarebbe, perché?
Capita ad
esempio che nella scuola media in cui lavoro sette ragazzi, dopo avere
assistito per caso a una mia lezione, facciano richiesta di potere seguire la
mia materia (eh sì, avete capito bene, io insegno l’unica disciplina opzionale della
scuola dell’obbligo, la Cenerentola delle materie: Religione); capita, dicevo,
che questi ragazzi facciano richiesta per seguirla, nonostante avessero già
l’autorizzazione per entrare a scuola un’ora dopo, o uscire prima, o fare
altro. No, "udite
udite!", loro vogliono fare qualcosa in più.
Di loro spontanea volontà.
Genitori
entusiasti, docenti pure, si fa richiesta, convinti che l’entusiasmo sia
condiviso anche dalla dirigenza che deve dare l’autorizzazione.
E invece no:
“La normativa non permette cambi ad inizio d’anno”.
Va bene, il rispetto
delle norme in una società civile è tutto. Ma si sa, ogni legge ha le sue clausole:
la normativa prevede anche che i ragazzi possano seguire da uditori, se c’è
l’approvazione congiunta di famiglie e preside.
Picche di
nuovo.
Motivazione: “troppo complicato da gestire”.
Motivazione: “troppo complicato da gestire”.
Ora, non
voglio aprire qui una disquisizione sul valore culturale e umano per cui lo
Stato Italiano (e non solo) garantisce la possibilità a scuola di studiare la
religione cristiana a confronto con le altre, né mi permetto di entrare nel
merito della fatica di una dirigente che deve gestire una scuola proveniente da
trascorsi infelici.
Che la norma
prevale sulla persona; che se una cosa è difficile è meglio rinunciarvi; che
non devi mai fare più di quanto ti sia richiesto, nemmeno se lo vuoi fare,
nemmeno per passione. In breve, gli abbiamo insegnato ad essere quei giovani di
cui ci lamentiamo tanto.
Broccoli, appunto.
Broccoli, appunto.
Ora, se queste generazioni sono
il nutrimento del mondo che verrà, forse varrebbe la pena di porsi qualche
domanda sul perché di questo mondo ci si lamenti così tanto. In fondo si sa: noi
siamo quello che mangiamo.
Forse con
l’EXPO 2015 alle porte, oltre a discutere di quale cibo possa fare bene al loro
corpo, potremmo anche chiederci quale cibo stiamo dando alla loro anima e alla
loro mente.
Perché sì, i
broccoli fanno bene alla salute, ma non in questo caso.
A tutti, chi
ce l’ha e a chi ancora no,
buon lavoro!
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