lunedì 28 novembre 2016

NON TUTTE LE BUFALE SONO FREGATURE. Da Linc Magazine, Giugno 2015



Oggi vorrei parlarvi di Gennaro (nome fittizio, persona reale), giovane cameriere di una nota catena di pizzerie, conosciuto in occasione di una cena con ex-colleghi di negozio. Gennaro mi colpisce subito per il modo in cui cerca di venderci un dolce fatto con la crema di bufala, del quale nessuno ha realmente voglia, ma che i suoi modi simpatici ci convincono ad assaggiare.

A fine serata iniziamo a chiacchierare e scopro che il ragazzo fa il cameriere solo per mantenersi. In realtà è venuto a Milano per realizzare un sogno: lavorare come disegnatore per una casa di moda. Io sto con Marta! docet, insomma.

La storia poteva finire qui, se non fosse che dopo qualche tempo, un noto marchio di lusso mi contatta per un posto come commesso. All’epoca dei fatti avevo iniziato da poco a insegnare, perciò non ero interessato, ma mi ricordai di Gennaro. Fare il venditore per un marchio d’alta moda sarebbe stato un pelo più vicino al suo sogno di quanto non lo fossero pomodori e mozzarelle. Così decisi di girare alla boutique il suo profilo.

Un mese dopo il ragazzo lavorava per loro.
Dopo un anno, quando il contratto non gli viene rinnovato, Gennaro non si perde d’animo: il suo sogno è ancora vivo. Proprio mentre sta cercando un nuovo lavoro, ecco che arriva la chiamata da una nota firma italiana: “Vorremmo prenderla come disegnatore nel nostro studio creativo”.

Cos’era accaduto? Il ragazzo aveva parlato della sua passione con il proprio responsabile che, conquistato come me dalla sua energia, gli aveva fornito un indirizzo al quale inviare i propri lavori. Gennaro aveva colto di nuovo la palla al balzo, salvo poi dimenticarsi dell’invio, dal quale erano passati mesi.

Quando mi ha chiamato per dirmelo mi sono commosso.

Il motivo per cui vi ho raccontato questa storia è legato alle molteplici occasioni lavorative che l’evento di EXPO rappresenterà per molti. Come al solito le critiche non si sono risparmiate, soprattutto legate al fatto che si tratta di contratti necessariamente a tempo determinato e spesso non qualificanti. In generale si taccia l’EXPO di non poter essere risolutiva della crisi attuale.

Tutto vero.

Certo, i lavori offerti sono poca cosa rispetto alla crisi generale. Ma chi può dire cosa possono diventare?

Ed ecco il punto. Di fronte a un evento mondiale come EXPO, la cui genesi è stata già macchiata da infiniti peccati originali di cui tutti sappiamo (non ultimi gli atti di vandalismo che hanno ferito Milano il primo maggio), l’atteggiamento che possiamo avere è duplice: scegliere di vedere solo il negativo o, come Gennaro, rimboccarci le maniche e decidere cosa fare con quello che ci è dato.

Non basterà infatti ragionare su quali tecniche utilizzare per rispettare questo pianeta in modo che tutti possano godere dei suoi frutti, se fra tutte le coltivazioni possibili dimenticheremo l’unica che può dare vita al genere umano: la Speranza.

Proprio ciò che è successo dopo gli scempi dell’inaugurazione mi fa credere che il mondo, noi, alla fine ci rialzeremo sempre. Vedere i Milanesi tutti insieme, prendere scope e ramazze, cazzuole e barattoli di vernice e cercare di riparare al male ricevuto, mi fa dire che davvero noi Italiani possiamo essere più dei soliti lamentosi disfattisti. Noi possiamo essere quelli che vedono le opportunità. Noi possiamo lavorare con Speranza.  Anche per soli sei mesi. Anche solo per il tempo di un Expo.

A tutti, chi ce l’ha e chi ancora no,

Buon lavoro!

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