Oggi vorrei parlarvi di Gennaro (nome fittizio, persona reale), giovane cameriere di una nota catena di pizzerie, conosciuto in occasione di una cena con ex-colleghi di negozio. Gennaro mi colpisce subito per il modo in cui cerca di venderci un dolce fatto con la crema di bufala, del quale nessuno ha realmente voglia, ma che i suoi modi simpatici ci convincono ad assaggiare.
A fine serata iniziamo a
chiacchierare e scopro che il ragazzo fa il cameriere solo per mantenersi. In
realtà è venuto a Milano per realizzare un sogno: lavorare come disegnatore per
una casa di moda. Io sto con Marta! docet, insomma.
La storia poteva finire qui, se
non fosse che dopo qualche tempo, un noto marchio di lusso mi contatta per un
posto come commesso. All’epoca dei fatti avevo iniziato da poco a insegnare,
perciò non ero interessato, ma mi ricordai di Gennaro. Fare il venditore per un
marchio d’alta moda sarebbe stato un pelo più vicino al suo sogno di quanto non
lo fossero pomodori e mozzarelle. Così decisi di girare alla boutique il suo
profilo.
Un mese dopo il ragazzo lavorava
per loro.
Dopo un anno, quando il contratto
non gli viene rinnovato, Gennaro non si perde d’animo: il suo sogno è ancora
vivo. Proprio mentre sta cercando un nuovo lavoro, ecco che arriva la chiamata
da una nota firma italiana: “Vorremmo prenderla come disegnatore nel nostro
studio creativo”.
Cos’era accaduto? Il ragazzo
aveva parlato della sua passione con il proprio responsabile che, conquistato
come me dalla sua energia, gli aveva fornito un indirizzo al quale inviare i
propri lavori. Gennaro aveva colto di nuovo la palla al balzo, salvo poi
dimenticarsi dell’invio, dal quale erano passati mesi.
Quando mi ha chiamato per dirmelo
mi sono commosso.
Il motivo per cui vi ho
raccontato questa storia è legato alle molteplici occasioni lavorative che
l’evento di EXPO rappresenterà per molti. Come al solito le critiche non si
sono risparmiate, soprattutto legate al fatto che si tratta di contratti
necessariamente a tempo determinato e spesso non qualificanti. In generale si
taccia l’EXPO di non poter essere risolutiva della crisi attuale.
Tutto vero.
Certo, i lavori offerti sono poca cosa rispetto alla crisi generale. Ma chi può dire cosa possono diventare?
Certo, i lavori offerti sono poca cosa rispetto alla crisi generale. Ma chi può dire cosa possono diventare?
Ed ecco il punto. Di fronte a un
evento mondiale come EXPO, la cui genesi è stata già macchiata da infiniti
peccati originali di cui tutti sappiamo (non ultimi gli atti di vandalismo che
hanno ferito Milano il primo maggio), l’atteggiamento che possiamo avere è
duplice: scegliere di vedere solo il negativo o, come Gennaro, rimboccarci le
maniche e decidere cosa fare con quello che ci è dato.
Non basterà infatti ragionare su
quali tecniche utilizzare per rispettare questo pianeta in modo che tutti
possano godere dei suoi frutti, se fra tutte le coltivazioni possibili
dimenticheremo l’unica che può dare vita al genere umano: la Speranza.
Proprio ciò che è successo dopo
gli scempi dell’inaugurazione mi fa credere che il mondo, noi, alla fine ci
rialzeremo sempre. Vedere i Milanesi tutti insieme, prendere scope e ramazze,
cazzuole e barattoli di vernice e cercare di riparare al male ricevuto, mi fa
dire che davvero noi Italiani possiamo essere più dei soliti lamentosi
disfattisti. Noi possiamo essere quelli che vedono le opportunità. Noi possiamo
lavorare con Speranza. Anche per soli
sei mesi. Anche solo per il tempo di un Expo.
A tutti, chi ce l’ha e chi ancora
no,
Buon lavoro!
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