Ultimamente sto vedendo un equivoco molto diffuso anche in alcune realtà della Chiesa particolarmente ricche dal punto di vista dei doni dello Spirito, ma dove è passata l’idea di non parlare troppo di sessualità per non allontanare la gente.
Perciò durante più di una notte travagliata in cui questo pensiero non mi lasciava dormire, ho sentito il bisogno di scrivere questo articolo per cercare di chiarire alcune cose che in pochi oggi dicono: una sessualità ordinata non è fare sesso solo con una persona alla volta e solo "quando c’è l’amore", a prescindere da che tipo di relazione si stia vivendo, dallo stato di vita o dal genere sessuale.
Una sessualità ordinata significa fare esperienza del fatto che noi non abbiamo bisogno di fare sesso per amare; che il sesso dice l’amore solo in una scelta di donazione totale e per la vita all'altro che non esiste all'infuori del matrimonio, e che solo con la grazia di un sacramento si può sperare che esso non sia un modo per usare l’altro.
La castità non è una chiamata
particolare per i preti e per gli omosessuali a cui è chiesto di “castrarsi”
rinunciando a un “bisogno fisiologico come mangiare o bere”. La castità è una
chiamata universale all’amore vero, libero, che non possiede. Ed è una chiamata
che Dio fa a tutti! E per chi non è sposato, quale che sia il motivo (prete,
religioso, omosessuale, separato, o semplicemente single), la castità significa
anche continenza, cioè non avere rapporti sessuali. E se ve lo dice un
sessodipendente con attrazione omosessuale potete crederci: c’è una chiamata alla libertà lì.
Perché voi che sapete non lo
dite? Perché chi lo ha sperimentato rimane in silenzio?
Preti dove siete? Formatori,
perché restate in silenzio, se sapete?
Perché vi state preoccupando solo
di non rendere “troppo gravoso questo impegno”, anche voi che dovreste sapere quale
dono di libertà ci sia dietro? Vedo una Chiesa preoccupata di avvicinare e accogliere, dando mezze verità, per paura
che la Verità tutta intera faccia scappare. E se questo va bene all’inizio di un percorso, non
può essere la caratteristica costante in un cammino di crescita.
Vedo realtà che corrono a chiedere nullità di matrimonio, invece di preoccuparsi di fare sposare le persone solo quando davvero hanno fatto un incontro con Cristo e hanno capito che non è il matrimonio che darà senso alle loro vite, ma quanto sanno amare come Lui ancora prima di trovare qualcuno da sposare.
Vedo preti che cercano
scappatoie emotive per giustificare il sesso dei figli loro affidati purché “ci
sia l’amore”. Ma come si educa all’amore se non sei in grado di stare con una
persona senza che quella debba appagarti sessualmente?
Vedo preti che negano duemila
anni di insegnamenti della Chiesa e del vangelo, perché loro in prima persona
non hanno mai sperimentato la bellezza della castità e si sentono castrati.
Vedo realtà dove i formatori sono
molto coscienti di cosa sia la castità, ma non formano nessuno sotto di loro
perché “da fare sesso con chiunque a fare sesso solo con il fidanzato o la
fidanzata va già bene”.
Certo che non tutto si può
subito, certo che per chi faceva sesso tutti i giorni con mille persone
diverse, arrivare a farlo solo con il fidanzato o la fidanzata è un passo in
avanti. Ma qualcuno mi ha insegnato che nella vita spirituale bisogna sempre continuare ad avanzare, o si torna indietro. E se a chi ha scoperto il profumo della libertà,
non facciamo gustare il suo sapore pieno… non stiamo facendo un servizio. Lo
stiamo privando di qualcosa.
Perché non credete alla chiamata di
grandezza che Dio ha fatto all’uomo? Perché non credete che Dio ci rende capaci
di amare così? Mi sembra di sentire ancora la voce di Gesù che spiega ai
discepoli come Mosè avesse scritto una legge “alternativa”, in cui si poteva
ripudiare moglie e marito, per la durezza del cuore di quel popolo. Nonostante
“in principio non fosse così”(Mt. 19, 8).
Quel popolo però, il popolo di
Dio, non aveva la grazia dei sacramenti, la potenza di Dio che oggi abita in
noi grazie allo Spirito. Ma insomma, ci credete che Dio è Dio o no? Che nulla è
impossibile a Lui?
Perché non dite la Verità? Perché
nelle vostre realtà di Chiesa lasciate che passi il pensiero che stare con una
persona del proprio sesso o di un altro sia indifferente? Non è vero.
Perché dite ai fidanzati che se
si vogliono bene possono vivere una sessualità che non li educa all’amore?
Non è vero.
Io non dico di imporla, questa
Verità, di metterla come conditio sine qua non per potere camminare in
un cammino di fede, non chiedo di subordinare l’amore ad essa. Non tutti
possono capire o vivere queste cose subito, ma almeno mostrarne la bellezza e
porla come una meta possibile, questo sì.
Perché Dio non ci chiede cose
impossibili.
E se tu prete, tu suora, tu
educatore, tu formatore, pensate che questo sia impossibile… allora forse vale
la pena di chiedersi come state vivendo voi la vostra sessualità: e se non ci
sia qualcosa di cui ancora non dobbiate chiedere a Dio di prendersi cura nel
vostro cuore.
Com’è possibile che debba essere un laico, omosessuale e sessodipendente a ricordarvi la Sapienza della castità che vi è stata affidata? Conosco coppie omosessuali che hanno scoperto che la castità liberava il loro rapporto di coppia, rendendolo ciò che era chiamato ad essere, un’amicizia elettiva che ha dato tanto frutto nella loro vita; conosco separati che per anni hanno atteso che la Chiesa ratificasse che quel loro primo sacramento non era mai avvenuto, senza avere rapporti con la persona con cui stavano, pur desiderandola, fidandosi del fatto che se la chiamata alla castità era per tutti, forse voleva dire che lì c’era un bene anche per loro; conosco fidanzati che avevano rapporti e che hanno deciso di smettere di averne in attesa del matrimonio, riscoprendo una verginità da cui sono stati salvati nell’Amore; e conosco coppie sposate che hanno scoperto un piacere sessuale al di sopra di ogni immaginazione, solo per aver capito che il matrimonio non andava male perché non “sc*pavano bene”, ma non sc*pavano bene perché fuori dal letto non sapevano amarsi davvero.
Vi prego… smettete di annacquare
la ragioni della fede perché avete perso fiducia in Dio e quindi nell’uomo e
nella sua chiamata alla grandezza. Chiamate chi vive queste cose a
testimoniarle, affrontate il rischio di non essere amati per ciò che dite, e
annunciate che Dio ci salva dalla lapidazione perché ci ama oggi così come
siamo, ma per amore ci chiede anche di “andare e non peccare più” (Gv. 8,11).
E se voi siete i primi a non
mostrare l’errore ai figli a voi affidati, non sarà a loro che sarà imputato
questo errore, ma a voi. L’errore di migliaia di persone graverà sulle vostre
spalle. Oltre ad avere privato questi figli di una ricchezza, che forse, solo
perché a voi risultava preclusa, avete fatto in modo che nessuno dovesse avere.
Convertitevi. Convertiamoci. Non è troppo tardi.
Possiamo ancora essere un segno di libertà in questo mondo che non sa più cosa vuol dire essere davvero liberi di amare.